Rudolf
Joseph Lorenz Steiner (Murakiraly
1861 – 1925 Dornach) è il fondatore dell’ Antroposofia, dottrina di
derivazione teosofica che si occupa della realtà universale come manifestazione
spirituale in continua evoluzione. La realtà si può comprendere attraverso l’
osservazione animica, una sorta di chiarovezzenza. Rudolf ha posto in essere la
scienza dello Spirito, appunto l’ Antroposofia per studiare il mondo fisico e
ciò ad esso connesso. L’ Antroposofia identifica lo Spirito con l’ attività del
pensiero e cerca di aprire la strada ad una nuova dimensione del pensiero sia
allargando la conoscenza sia potenziando l’ attività pensante in quanto tale. L’
elemento del sentire porta la nostra personalità nell’ universalità del
pensare. Siamo diversi perché abbiamo un sentire, siamo uniti perché abbiamo un
pensare. E questo significa Universo: unità nella diversità. Steiner ha
lavorato molto su entrambi i punti. Anzi più una personalità riesce a
portare il suo sentire conservandolo intatto nelle più alte manifestazioni del
pensare più diciamo che ha una personalità potente. Nel Pensare mi sento
tutt’ uno con il fluire del divenire universale. Noi riceviamo la forza
pensante. Quando sviluppiamo attività pensante questo è possibile perché
quella organica arretra. Le frasi che pronunciamo hanno il senso che gli
abbiamo voluto dare, mentre nel caso dei sentimenti sono loro che si
impossessano di noi. Chi è che vorrebbe arrivare ad un esame agitato? Nessuno. Nella
vita noi decidiamo quasi sempre con il sentire, poche volte con il pensare.
Per
un certo tipo di rivelazione bisogna avere una preparazione. L’ antroposofia la
fornisce a chi la cerca. Nessuno può
evitare quello di cui parleremo, tantomeno saperlo prima. L’ uomo antico non
percepiva la differenza tra la vita e la morte. Aveva la chiarovezzenza naturale,
l’ Aldilà lo vedeva come vede l’ Aldiquà. C’ era ad un certo punto una
metamorfosi attraverso la quale si trasferiva in una delle due direzioni. Man mano che la costituzione
dell’ uomo si è consolidata, si è fisicizzata, il cervello eterico ha
cominciato a coincidere con quello fisico, la situazione è cambiata: si è persa
la visone dell’ Aldilà e la morte è diventata una realtà autonoma. Per l’
antico indiano era una maya, cioè non esisteva assolutamente. Maya significa
massima illusione, “grande essere non”, non esisteva proprio. Per i persiani la
civiltà successiva già un po’ diverso, molto diverso per gli egiziani con il
culto dei morti, diversissimo per i greci. Nell’ epoca greca-romana cervello
fisico ed eterico coincidono e c’ è la piena autocoscienza cioè l’ abilità di
percepire il mondo fisico nella massima perfezione a spese della perdita della
chiarovezzenza. Tuttavia né il mondo greco né quello romano avevano dubbi sull’
Aldilà: invece la civiltà contemporanea ce l’ ha, qualcuno nell’ età contemporanea addirittura
sostiene che con la morte del corpo non rimanga nulla.
Nell’
Aldilà tutto dipende da noi, qui ci troviamo intorno un mondo “dato”, un mondo
fatto di natura di persone… Nell’ Aldilà dobbiamo produrre anche la luce che
illumina il nostro cammino, dobbiamo fare tutto da noi, il che rende estremamente
importante questa vita. L’ Aldilà è l’ esatta conseguenza della vita sulla
Terra, proprio al millimetro. Qualunque cosa noi facciamo qui, diventiamo
quella cosa. Quello che abbiamo fatto nel bene o nel male è diventato parte di
noi. Non lo possiamo poi considerare un episodio, è un episodio che però ha
generato una modificazione costante e
permanente nella nostra essenza, e tutto questo ce lo ritroviamo di là. Anche
lì abbiamo un “corpo fisico” e qui cominciamo ad andare sul difficile. Le sostanze che formano i mondi sono
moralità ed essenza pensiero. Il nostro corpo dall’ altra parte è fatto
esattamente dalla sintesi morale di tutte le nostre azioni terrene. Lì siamo
esattamente quello che abbiamo fatto. E l’ ambiente immediatamente intorno
a noi è costituito da tutti i pensieri ed i sentimenti coltivati sulla Terra.
Il che ha delle conseguenze enormi. Tutti i pensieri che non riusciamo ad
abbinare ad una realtà spirituale rimangono pensieri esclusivamente cerebrali e
spariscono con la morte del corpo fisico. Se uno in tutta la vita avesse
nutrito solo pensieri materialistici si troverebbe in un buio terrificante. Chi
ha coltivato una coscienza profonda ed alta nella vita si trova molto meglio. Il
livello della coscienza è il massimo che uno nella vita raggiunge: se a sessanta
anni uno attraversa un periodo di alta spiritualità, ha delle intuizioni
potenti, anche quello diventa parte di lui, è una sua azione spirituale ed è
quello il livello dal quale misurerà la sua capacità di adeguarsi al livello di
coscienza dall’ altra parte. Chiaramente la coscienza terrena prosegue dall’
altra parte.
L’
antroposofia ha l’ obiettivo del recupero delle dimensioni perdute dell’ uomo,
conservando quelle acquisite. Qual’ è la differenza con l’ uomo che si sentiva
tutt’ uno con la natura? Non aveva un’
autocoscienza individuale come la nostra e non era capace di un pensiero
logico: le due cose vanno di pari passo. Oggi prendete anche una persona che ha
fatto solo le scuole serali, parla bene, ha una capacità di ragionamento
sostanzialmente sufficiente. Possiede la logica aristotelica per quello che gli
serve, che tra l’ altro non ha fatto neanche un metro di più da Aristotele: la
logica è esattamente quella che ci ha dato Aristotele. La scienza, la religione
e la filosofia non hanno aggiunto nulla alla logica di Aristotele. Lo scopo
dell’ antroposofia è unire lo spirituale che è nell’ uomo con lo spirituale
che è nel Cosmo.
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